Sono i primi giorni di marzo e geograficamente mi trovo nel Nord Italia; le giornate iniziano ad essere tiepide e soleggiate. Un mix perfetto per iniziare a pensare su come intervenire per “riaprire” un campo da tennis in terra rossa. Ma in che stato sarà? A seguire le mie considerazioni durante un’ispezione pre lavori.

La superficie di gioco

Sotto i piedi si presenta molto soffice. Camminando, la scarpa sprofonda di qualche millimetro. La cosa ci deve far riflettere da subito. Meglio limitare la quantità di impronte perché a seguire dovremo “ripulirle”. Limitiamole camminando, quando possibile, sulle righe, anche se ricoperte con le assi di legno. A fine mese probabilmente questi “segni” non riusciremo a lasciarli perché il campo avrà cambiato “stato” e sarà probabilmente “rigido” perché “disidratato.

Meno impronte si fanno e meglio è

Le righe, come son messe?

Sicuramente non mi daranno noie visto che le ho “coperte” a novembre con delle assi di legno e successivamente appesantite con delle pietre. Un lavoro che mi ha portato via del tempo, che mi ha fatto faticare, garantendomi però un risultato che è evidente se prendo come riferimento l’unica porzione di fettuccia lasciata “libera” e soggetta alle condizioni climatiche dei mesi freddi, vedi la foto sottostante. Se non le avessi protette dovrei provvedere ad “abbassarle” in due step.

  • Camminandoci sopra, o “battendole” leggermente con qualcosa con base piatta e larga per non “affossarle”.
  • A seguire, utilizzando il rullo per fissarle in modo duraturo alla superficie di gioco.

Ad aver fretta e passare direttamente con il rullo, saltando la prima fase, significa rischiare che qualche chiodo penetri nel sottomanto non verticalmente ma obliquamente e ciò minerebbe la tenuta della riga. Il chiodo infatti non penetrerà di cinque centimetri all’interno del sottomanto, ma casomai solo due o tre centimetri e si salvi chi può. Nota importante: non rifissiamo le righe a campo “disidratato” o comunque secco perché queste non terranno. Il sottomanto “tratterrà” i chiodi solo se umido.

Una riga non “coperta” a marzo si presenta così

La pulizia della cordonata

Salta all’occhio la presenza di foglie, erba ed accumuli di terra rossa, anche qua guarda la foto sottostante. Armiamoci di pazienza e iniziamo a ripulire. Le foglie/aghi di pino “conficcate” nel terreno ti suggerisco di “smuoverle” per mezzo di un rastrello da giardino oppure passando con la stuoia livellatrice. Con una scopa poi sarà un gioco da ragazzi farne dei cumuli. Per l’erba vera e propria preferisco stare in ginocchio e armarmi di pazienza, piuttosto che usare un diserbo che reputo pericoloso e inopportuno. A volte fare fatica è d’obbligo. Sei così sicuro che nel campo, nessuno ci entrerà quando tu sarai assente? Io non mi prenderei un rischio del genere. Una volta conclusa la fase “erba”, proseguiamo con il togliere gli accumuli di terra per mezzo di un frattazzo con la base in ferro. Se l’area tende ad essere asciutta, meglio bagnarla. Farai meno polvere, il che non guasta e sarà più facile accumularla e raccoglierla.

Evitiamo i diserbi

La pulizia del campo

A vista noto la presenza di molta “grana” libera. Questa posso toglierla, come no. Dipende da cosa voglio fare con il campo.

  • Voglio rullarlo e farlo giocare nel giro di poco tempo senza alcuna manutenzione? Allora meglio toglierne il più possibile e buttare del nuovo manto che darà al campo la giusta estetica che merita. Per farlo ti suggerisco di bagnare il campo. Stesso concetto di prima: la grana bagnata è più facile da raccogliere e farà meno polvere.
  • Voglio rullarlo e farlo giocare nel giro di poco tempo ma con l’idea di una manutenzione straordinaria? Allora la “grana” lasciala pure al suo posto. Anzi, aggiungi pure del nuovo manto per rendere omogenea la scivolata su tutto la superficie di gioco. Io personalmente non aggiungo nuovo manto ma altra “grana” libera che ho in precedenza tolto dal campo durante le manutenzioni perimetrali della stagione precedente.

Considerazione finale

Se vogliamo anticipare la stagione estiva bastano pochi accorgimenti e della buona volontà. E’ tutto in mano nostra. Con il tempo ho imparato che è meglio lavorare su un campo molto umido rispetto ad un campo “disidratato”. Molta meno polvere da respirare e soprattutto il campo è già elastico e giocandoci sopra ritroverà la sua “stabilità”. Nel campo “disidratato” devi assolutamente stare attento a bagnarlo molto e costantemente per ritrovare l’elasticità che ne garantisca la durata nel tempo. Senza di essa il campo è destinato a sfaldarsi e sbriciolarsi sotto i piedi dei giocatori.