Benvenuti,

dopo anni di incertezze, come oramai sapete, ho deciso di fare qualcosa per me e gli altri, aprire un blog e metterci dentro tutti i miei sbagli, le mie delusioni, ma anche le mie vittorie in quasi 20 anni di “attività” nel mondo dei campi da tennis in terra rossa e allargando il discorso, anche su tutto quello che ci gravita attorno.

Parlo di “attività” e non di “lavoro” perché quando abiti in un piccolo Paese di Provincia, neppure tanto importante, quello che faccio, dai più viene inteso come una cosa da pensionati.

Per tener su un campo da tennis serve un pensionato che abbia un pò di tempo libero e un minimo di volontà”, questa è la frase tipica che sento spesso in giro quando si parla di questo tema con le persone, indipendentemente che siano ignoranti in materia o veri e propri addetti ai lavori “per quanto mi riguarda presunti addetti ai lavori.

Per tanto tempo mi sono sentito un pesce fuor d’acqua ma non capivo se il problema fosse non vedermi riconosciuta la mia mansione come un lavoro vero e proprio e come tale stipendiato ne più ne meno come gli altri lavori o se mi facessero più male le occhiate di chi mi guardava come uno che perde il proprio tempo e non ha voglia in realtà di trovarsi un “vero lavoro”.

Già in fase di partenza in questa avventura lavorativa le cose mi erano state chiarite:

dalla notte dei tempi il campo in terra rossa si tiene su con acqua, rullo e a bisogno ci si butta della terra in aggiunta. Questo è quello che c’è da sapere.

Siamo nel 1997 e le parole escono dalla bocca di quelli che io chiamo “i Senatori” e cioè le persone che c’erano prima di te a far quella cosa e anche tutti coloro che solo per il fatto di giocare a tennis ovviamente se ne intendono alla grande di questa materia. Avevo 18 anni ma da subito ho capito che non poteva essere tutto lì.

All’arrivo della primavera di ogni anno, i campi, nel mio caso 2, venivano rifatti da una Ditta specializzata. Il risultato era strabiliante. Per me gli operai erano una sorta di supereroi e tutto quello che toccavano lo trasformavano in oro. Una volta finito il loro intervento, il mio compito era quello di mantenere efficienti i campi con il minor numero di buche possibili fino a fine estate. Praticamente un incubo quotidiano fino alla chiusura stagionale dei campi. Vedevo i giocatori come potenziali nemici che al posto delle scarpe avevano delle vanghe sotto i piedi e a fine giornata facevo la conta dei “danni” causati delle loro “scivolate” o “cambi di direzione”.

Un giorno però la svolta…

Siamo nel 2001 e un pomeriggio come un altro un signore si ferma a guardare quello che stavo facendo stavo passavo la stuoia per livellare la terra rossa prima di bagnare il campo ), sta in silenzio e poi con un sorriso sincero mi dice:” li tieni su tu questi campi? Chi ti ha insegnato?” io gli rispondo :”si, me ne occupo io e praticamente sono autodidatta”. Il Signore entra in campo, si guarda attorno e mi dice: “Si vede, è come tutti i campi che ci sono in giro. Un campo è come una donna, merita sempre tante attenzioni e se tu non gliele dai lei ti tradisce!!! Qua la donna ti ha tradito da un pezzo, questo campo è pessimo”.

Sto zitto ma ho la testa in ebollizione, il solito sapientone che dice la sua tanto per aprir bocca mi ha vomitato addosso quello che so già: di campi non ne capisco nulla.

Prima che io replichi ovviamente in modo irritato, lui allunga la mano e mi dice:

Piacere, Luigi Andreasi detto Gigi, ti insegno io qualcosa, se vuoi…

…e tutto è cambiato.

Tutto quello che ora so lo devo a lui. Mi ha insegnato a non accontentarmi e che le cose o si fanno bene o non si fanno. Non finirò mai di ringraziarlo e lo porto nel mio cuore anche ora che non c’è più.

Caro Gigi, soprannominato da me ‘omino bianco’ per via dei capelli bianchi che facevano contrasto con la sua abbronzatura perenne, ho capito perché mi hai dedicato tanto tempo negli anni passati insieme. Dolevi che il tuo talento non venisse disperso e che anche altri ne facesse tesoro. Sappi che alla base di quello che faccio ci sono i tuoi insegnamenti e che non mi accontento perché ora mi sento un dilettante ma professionista e i professionisti evolvono, sperimentano, viaggiano, son curiosi.

Intendo partire con il piede giusto. Non mi aspetto né un seguito di lettori numeroso né valanghe di commenti positivi a seguire di quello che pubblicherò. I sogni tranquilli sono assicurati e quindi iniziamo!!!

P.S. Nelle foto a inizio post mi si vede all’ opera e si vedono i campi del centro sportivo a fine anni ’90. Ero praticamente un ragazzino…che spettacolo!!!

Maxsaggia